On Writing

Una cheesecake nervosa

Di Giusanna Tattolo

Burro. Biscotti. Uova.
Apre il frigo, prende il burro. Chiude lo sportello con un gesto nervoso delle spalle. Si gira e, mentre poggia il primo ingrediente sul lavello, si ricorda di aver dimenticato le uova e le scappa un'imprecazione. Una delle sue. Prende i biscotti dalla dispensa e si ferma. Ha sulla faccia la stessa espressione di panico mista ad ansia tipica del giocatore dei quiz televisivi all'ultima domanda per aggiudicarsi il montepremi. La scelta tra "macine" e "abbracci" la confonde, come se stesse decidendo quale vestito indossare per far bella figura al colloquio di lavoro. Che poi scegliere tra un biscotto bianco e uno bicolor è cosa che potrebbe mandare in crisi chiunque – non c'è mica da scherzare! Soprattutto in una giornata così.

Ma, come il giocatore televisivo, si sente coraggiosa, osa e sceglie gli "abbracci": nell'indecisione meglio due colori che uno. Lo dice anche la pubblicità.
Riapre il frigo e prende le uova.
Sì, ma quanto burro, quante uova, quanti biscotti?
Serve il ricettario. È sullo scaffale e, sollevando il braccio per prenderlo, sfiora la lavagna e cadono i gessetti. Decine di pezzetti di polvere bianca colorano il pavimento. Ennesima imprecazione. Ora le toccherà anche passare l'aspirapolvere.

Per la base:
- 300 gr di biscotti
- 150 gr di burro
- 1 uovo intero


Bilancia, ricettario. Pesa meticolosamente ogni ingrediente. Ricettario, bilancia, ciotola. Sbriciola i biscotti col mixer. Il rumore di quell'aggeggio, così forte, indelicato, la isola dal mondo e lei ne gode. I biscotti, però, ora sono poltiglia. Burro, uovo. Mentre si sposta per prendere la tortiera che è deposta in frigo, inciampa in quel maledetto tappeto, che ogni giorno sembra volersi prendere gioco di lei. Lo aggiusta con un gesto stizzoso del piede. Sconta tutto su di lui.

Carta da forno per foderarla.

Apre il pensile e le cade l'occhio su quella polverina bianca spiaccicata sul pavimento. Le balena l'istinto animalesco di nasconderla sotto al tappeto per non sentire le lamentele di sua madre, se dovesse entrare in cucina. Ma fa finta di niente. Cerca a tentoni con la mano la carta da forno. Non c'è. Guarda e davvero non c'è. Ennesima imprecazione. Questa volta stretta tra i denti. Sbatte lo sportello del pensile.
Si precipita verso il tavolo, cerca con foga le sigarette nella borsa. Apre la finestra, se l'accende. Tira larghe sorsate da quel nettare velenoso. È l'unica cosa che la possa calmare in una giornata così, lo sa. Treno, temporale, bidone dal professore, litigata col fidanzato, mancanza di ingredienti.
Si siede sul divano e accende la tv. Rai1, italia1, canale5. Telegiornale, reality, quizzettone. La5: trasmissione sulle torte. A quella tizia, nel suo bel camice bianco, denti bianchi e perfetti, capelli acconciati per benino, i dolci riescono facili come svegliarsi la mattina.
Sistema i cuscini dietro la schiena. Sente tirare la cervicale, da lì a poco le girerà la testa. Perciò si sdraia. Il divano le appare rimpicciolito. Ostico. Quel divano a lei tanto caro, compagno di mille dormite, ora sembra non adattarsi più al suo corpo. Si mette in posizione fetale: gambe rannicchiate e plaid.
La tizia in tv ora sta creando con la pasta di zucchero la casetta di Cappuccetto Rosso. Beata lei!
Starnutisce. Nuova imprecazione. La finestra è rimasta aperta.
Lo dice sempre mamma che il fumo fa male!
Spegne la tv, si gira sul lato dello schienale, spalle al mondo. Tira la coperta su. Fino al naso.
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