Belle quattro parole

Ci rivedremo alle calende greche

Come essere eleganti nel promettere un mai

Chi promette qualcosa datandola alle calende greche per i più ottimisti sta rinviando un impegno ad un tempo imprecisato, per i realisti sta dicendo un chiaro ed irrevocabile mai. Inutile prendersi in giro: le calende greche non sono mai esistite.

'Kalendae' era la parola con cui i latini indicavano il primo giorno del mese lunare che durava 29 giorni (marzo, maggio, luglio e ottobre contavano 31 giorni), era il giorno del novilunio; altra tappa erano le Nonae, in cui compariva il primo quarto di luna, cui seguivano le Idi ovvero il plenilunio, che a seconda della durata corrispondeva al tredicesimo o al quindicesimo giorno del mese in corso.

L'espressione «ad Kalendas graecas» per indicare un tempo indefinito l'avrebbe pronunciata Augusto secondo quanto riportato nella biografia tracciata da Svetonio, per fare riferimento ai debitori incapaci di estinguere il proprio debito e che pertanto rimandavano continuamente l'impegno; nel calendario greco il giorno delle calende non esisteva, nominare le calende greche significava dunque coniare un'espressione temporale impossibile da concretizzarsi: il giorno delle calende greche non sarebbe mai arrivato.

Dalla parola calende prende il nome il calendario che, infatti, era in origine il registro dei creditori e le Kalendae il giorno in cui i crediti andavano riscossi ed i debiti saldati. L'ironia di Augusto è giunta sino ai giorni nostri e la si ritrova in molte lingue, resta un modo elegante e meno brusco per descrivere l'impossibile.
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