Movida si, movida no
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Politica

Movida si, Movida no. Di Lernia: «Dobbiamo parlare di vivibilità, dignità e civiltà»

Il Comitato Centro Storico scrive una lettera aperta ai cinque candidati Sindaci

«C'è chi vive la bellezza del centro storico da sempre o da molti anni. C'è chi s'è preso cura degli immobili e delle strade, lavando i lastricati con gli stracci, combinando il profumo di detergente con quello del ragù in ebollizione. C'è chi ha investito in attività commerciali puntando sulla qualità e scommettendo sulla risposta della città, quando ancora non era di moda, integrandosi perfettamente con il tessuto abitativo. Abbiamo apprezzato e sostenuto questa tendenza. Finalmente, ci siamo sempre detti, anche ad Andria il centro antico gode di nuove attenzioni. Questo patrimonio collettivo, "pacifico" è minacciato, perché rischia di essere soffocato da un tendenza massificata non controllata, non governata che genera molti costi economici e umani sui residenti. Movida Si/Movida No. Non è questo, dunque, il punto il problema. Movida Si/Movida No è banalizzante e riduttivo. Dobbiamo parlare di vivibilità, dignità, civiltà».

Inizia così la lettera aperta che il Comitato Centro Storico, con il suo portavoce Antonietta Di Lernia, propone ai cinque candidati alla carica di Sindaco in vista delle prossime amministrative del 31 maggio. La lettera aperta è un modo per tracciare un punto della situazione su di una zona particolarmente al centro delle diatribe politiche e programmatiche presenti, ma che rappresenta un obbiettivo inevitabile per il futuro: «Non è vivibilità la follia del traffico serale - dice ancora Di Lernia - non è vivibilità la sosta selvaggia; non sono vivibilità i caroselli di auto che inquinano e minacciano la salute di tutti; non è dignitoso che non siano sanzionati, come prevede il codice, gli incivili che occupano gli stalli ovvero gli scivoli per i diversamente abili. Non è vivibilità, la sporcizia pervasiva e dilagante, le bottiglie e i bicchieri di birra e altri alcolici abbandonati ovunque; non sono civiltà i tappeti di cicche nei pressi di alcuni locali né il fatto che ogni angolo un po' più nascosto sia trasformato in una cloaca, per vomitare ed orinare. Non è vivibilità l'inquinamento acustico, né la musica erogata da alcuni locali fino alle 2/3 di notte a livelli assolutamente vietati, sia all'aperto che al chiuso, così come non lo sono le vibrazioni dei bassi che si ripercuotono nelle abitazioni, ancora più dannose della musica "a palla"; non è vivibilità che strade, vicoli, piazze vengano trasformate abusivamente in discoteche a cielo aperto alle cui sonorità si aggiungono le orde vocianti e scalmanate di chi vi staziona».

«Si generano drammi, sì, drammi vissuti tra le pareti delle case: storie dolorose di anziani e malati, ma anche solo di famiglie con bambini e lavoratori che non hanno più la possibilità di riposare, di godere della brezza serale sui balconi e le terrazze, specie in estate, perché tutti gli spazi aperti sono assolutamente impraticabili. Sono pochi i "privilegiati" che hanno le risorse per difendersi (con molta fatica). Pochissimi gli intoccabili. Molti subiscono minacce più o meno esplicite: "dovete vendere le case, l'avete capito che ve ne dovete andare". Ce lo sentiamo ripetere spesso. Sì, si versano lacrime per queste storie vissute. Si prova rabbia. E allora che indaghi, che si faccia luce su questa realtà. Si indaghi a fondo. Non si può pretendere da tutti il coraggio della denuncia. Siamo noi che pretendiamo dallo Stato che dia coraggio e speranza ai più deboli. Chiediamo giustizia, perché noi, di fatto, siamo espropriati delle nostre abitazioni. È molto più grave di un furto, di uno spinello. Nonostante tutto, ci ancora molte energie positive nel nostro centro, che per molti è nuovo, ma in realtà è storico. Energie commerciali, energie di persone. Proteggiamole».
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